Di fronte ai forti orientamenti della società contemporanea verso un'architettura sempre più artistica, spettacolare e apparentemente svincolata dalle cure per la coerenza funzionale, economica e simbolica, l'autore sostiene che possa ancora esistere ed essere praticato un metodo di progettazione moderno, scientificamente fondato, nel quale, ad ogni passo dell'ideazione e dello sviluppo, l'architetto sia in grado di valutare distintamente e , razionalmente il rendimento delle sue scelte. Il campo prescelto è il progetto per la residenza, considerata come risposta ai fondamentali bisogni primari dell'uomo di cui occorre mettere a punto il concetto di rendimento rispetto alle esigenze culturali degli utilizzatori, alla qualità tecnico-prestazionale ed economica, al rapporto con il luogo, al rapporto tra innovazione e tradizione, al concetto di tipo edilizio. Lo scritto termina con una sperimentazione: l'applicazione degli elementi di metodo elaborati nel testo al confronto fra due opere di edilizia popolare realizzate nel territorio di Genova da due eminenti architetti liani, in tempi molto diversi ma in un ambiente affine, qualificato dal rapporto fra la spettacolare morfologia montana dell'Appennino ligure e l'orizzonte marino: il complesso di Forte Quezzi di Luigi Carlo Daneri e quello di Genova Quarto di Gianfranco Caniggia.
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