“Oggigiorno, i letterati non servono a niente, siamo tutti intellettuali!”. L’autrice Claudia Crescenzi sottopone alla nostra attenzione un vecchio dilemma di Calviniana memoria: l’utilità degli intellettuali nel mondo moderno. Sembra che essi non riescano più a svolgere quell’importante ruolo sociale d’indirizzo della politica, delle istituzioni, delle politiche economiche, dei modelli sociali, ecc. La scrittura oggi è inflazionata, tutti siamo scrittori, politici, economisti, in una parola “tuttologi” come spesso oggi è consuetudine definire il “popolo del web”. L’Italia in particolare, culla dell’arte e della cultura, vive in questo periodo storico un momento d’involuzione che si manifesta palesemente attraverso il fenomeno dei cosiddetti “cervelli in fuga” e con la contestuale affermazione di pseudo-valori, uno fra tutti l’apparenza. Utopisticamente, l’autrice, attraverso Claudia, la protagonista del racconto, auspica un rientro di tali “cervelli” per poter migliorare con il loro apporto esperienziale il nostro Paese e ristabilire il giusto ordine valoriale nella società.
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