«“La forza della fragilità” probabilmente non è un romanzo breve, né un racconto lungo. È piuttosto un carteggio in cui fluttuano, liberi, esercizi retorici freschi, giovani, seppur contraddistinti da un lessico maturo e forbito. Il suo stesso titolo è un ossimoro interessante, atto a spiegare che dietro ogni spigolosità della vita ci sia una controparte positiva. È proprio in questo consiste il vigore appassionato degli adolescenti che, nonostante siano fragili e necessitino di tutele non soltanto genitoriali, sanno essere resilienti ad ogni voragine, ad ogni burrone o buccia di banana si trovi sul loro cammino. “La forza della fragilità” è la storia “astronomica”, letti i nomi di alcuni personaggi, di un ritorno al passato, un lungo flash-back che funge da monito a quel pubblico lettore che tende a cercare la propria felicità sempre altrove e mai vicino a sé. Nova e Sole, le due protagoniste del racconto di Khady Toure, ci fanno vivere in qualche modo lo spaccato attualissimo della nostra Italia, visto però con altri occhi, dall'altra parte della barricata: quella degli immigrati.»
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