Il filone hollywoodiano straripa di storie di un’Africa che non esiste più o, forse, non è mai esistita. Agli occhi di un Occidente ingenuo, ancora innamorato dell’idea del buon selvaggio incorrotto e incorruttibile, il continente africano continua ad essere una terra di romantiche avventure e anime candide sullo sfondo di un paradiso naturale.Ma è davvero così? Giancarlo Coccia ci mostra un’altra Africa, quella cruda, violenta, impenetrabile anche a chi, innamorato non corrisposto, a questa terra ha dedicato tutta la sua vita. Un quadro disincantato raccontato da un palcoscenico su cui si muovono, attori loro malgrado, figure come quella della mamibi trevigiana Kuki Gallmann, di Robert Ruak, Almerigo Grilz o, ancora, Matzangainisse, Giulio Andreotti e tanti altri. Sullo sfondo, come una scenografia, le guerre civili, le lotte per il potere e gli spazi infiniti di un’Africa mai raccontata, sporca del sangue di chi qui ha trovato la fine del suo trilho, il suo sentiero, ma ancora con tanto, troppo da raccontare.
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