Si dice che il poeta sia colui che cammina sulla soglia fra l’abisso e l’illusione. La sua poesia dipende da dove è diretto lo sguardo, se contempla l’illusione o contempla l’abisso. Attraverso questa raccolta di poesie si apre però una terza via, la via del poeta appena precipitato e in volo verso la fine. Quello che gli resta, l’unica cosa che può fare è gridare: un grido di rivoluzione, di protesta, di accuse, come colui che col proprio sangue, che scorre dalla ferita mortale, cerca di scrivere il nome del proprio assassino. Ma anche un inno alla pietà, alla dolcezza della gioventù, e agli amori irriverenti. Una visione fresca su una società in balia del continuo cambiamento, che si abbatte sull’essere umano che non può fare a meno di chiedersi se sia lui la tempesta,o solo il marinaio perso in essa.
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