L'opera di Cecilia Paredes che si articola in fotografie e installazioni scaturisce da performance che l'artista stessa mette in scena creando una fusione del proprio essere con il paesaggio che plasma. L'artista ritorna, attraverso il proprio corpo, ad un originario rapporto con la natura, in cui ciascun essere vivente non è isolato dal conte stoma anzi gli dà vita cambiando le proprie fattezze e manifestando un inscindibile legame tra il femminile e la diversità degli esseri viventi. La Paredes vuole costruire la propria identificazione con ciò che la circonda per sentirsi in unione con tutto quello che è visibile e con tutto quello che non è visibile.Trasmette nelle sue opere una nostalgia primordiale in cui la natura rimanda alla memoria della parte divina dell'umano. Le composizioni performatiche e fotografiche seguono le orme di due elementi fondamentali della composizione e della poetica dell'artista: la natura e la donna. La natura e il femminile vengono effigiate, nella propria sostanza, allo stato selvaggio. La parte selvaggia della figura femminile è esortata da ciò che la circonda a recuperare la sua vera costituzione, mettendola in connessione con i suoi territori spirituali che oltremodo sono stati seppelliti dalle macerie della paura e dalla persecuzione, quelle dell'ipocrisia culturale.
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